Il fine e il mezzo

.Albero fra le dita di una mano

 Il fine e il mezzo

Una metafora  che accompagna questi anni della mia vita, è la distinzione fra gli obiettivi dei nostri pensieri e delle nostre azioni rispetto agli strumenti che dobbiamo adottare per raggiungerli, siano essi materiali che immateriali. Il nostro tempo spesso rovescia questa metafora e questa relazione anteponendo lo strumento al fine.

Lo spunto mi venne da una lettura di Ghandi che in un passaggio affermava: “tra il fine e il mezzo esiste lo stesso rapporto che c’è fra il seme e l’albero: l’albero è il fine, il  seme il mezzo”.  Il suggerimento era quello di non confonderli, cosa che invece facciamo abitualmente soprattutto nella nostra società moderna:  la politica auto-referenziata e non come strumento di servizio per  il cittadino, la tecnologia, il cellulare, il palmare, il computer, internet, …. non come strumenti  per vivere e lavorare meglio, comunicare più efficacemente,  ma come fine in se, come status symbol, come gara a seguire l’ultima moda; l'economia, la cultura, la sanità, … non come strumento di crescita e miglioramento qualitativo della vita degli uomini, ma come fine della politica per la gestione del potere e della grande quantità di denaro che gira attorno a loro, l’auto non come mezzo di trasporto ma come fine della propria affermazione, come se un’auto più potente, grossa e costosa, possa aumentare di per se la nostra affermazione, la nostra realizzazione e semplificare la nostra vita (basti pensare la quantità di SUV acquistati per accompagnare i figli a scuola, andare al supermercato, andare al cinema la sera…

Voglio dire che nella vita sarebbe importante ed è sicuramente utile tenere a mente questa distinzione  e non fare confusione fra loro.

Il mondo del sociale, del volontariato non sfugge a questa metafora e a questa riflessione a mio avviso.  In troppe realtà il fine della gestione di forti somme di denaro o, ancor più spesso, di una forma di potere auto-referenziale, sopravanza quelli che dovrebbero essere i veri obiettivi dell’attività di volontariato, un mutuo dare – avere, da i diversamente normali o dotati di risorse economiche, ai diversamente abili e in situazioni di indigenza. Per chi ha avuto la fortuna di fare esperienze di questo tipo sa benissimo, ha provato sulla propria pelle, quanto il tempo, l’energie, il denaro che mettiamo a disposizione è solo una piccola parte di quello che riceviamo i cambio.

E’ per questo motivo che mi piace lavorare accanto a Luca, seguirne e supportarne le idee ed i progetti. Luca ha le idee chiare, è un essere umano, non è Superman, ma ha chiaro che non può permettersi di crogiolarsi nei limiti che la propria condizione gli da, che la malattia, la sclerosi multipla, lo relega. Partendo da questa coscienza usa i limiti come spinta ancor più grande per i propri obiettivi. Ecco che per lui i supporti multimediali, l’auto modificata, le tecniche di comunicazioni non verbali, le tecnologie in generale, diventano gli strumenti per portare avanti i propri progetti. Per riflettere assieme a noi sulle “barriere” di cui circondiamo e che ci portiamo addosso, in primis nella propria mente, per gioire della compagnia dei propri amici,  per usare l’organizzazione e la forza raggiunta da questo gruppo per coinvolgere ed aiutare altri emici ed altre persone

In questo senso la commozione al momento della premiazione ed ai festeggiamenti  alla fine del 1^ quadrangolare di calcio degli amici di Luca è stata forte, sincera e profonda. Perché la partecipazione di Luca, la sua capacità di rendere un sorriso  a tutte le situazioni ha rappresentato il vero sigillo al raggiungimento di un obiettivo raggiunto che rappresenta una meta, un passaggio capace di diventare a suo volta un nuovo momento e punto di partenza per molti di noi e per il favoloso “team”.








 

 

 

 

 

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