“Meno male che fa uscire qualcosa”…

Saliamo per le scale con Caramella al suono di “Generale” con flauto e chitarra: sembra una sciocchezza ma la musica è anche un modo per “entrare”, comunicare con tutto l’ambiente e coinvolgerlo in modo naturale e diretto. In effetti molti ci guardano e ci sorridono, altri semplicemente rivolgono l’attenzione che fino ad allora davano solo al giornale e, ahimè, al telefono. Intoniamo un evergreen e molti iniziano a canticchiare…. Sguardi e sorrisi compiaciuti e poi l’istinto ci porta a soffermarci con una coppia che alla fine ci farà da tramite anche con gli altri. Parliamo di loro, di quello che facciamo noi, la loro storia,  il gioco ci aiuta a coinvolgere altre coppie e il furetto a un certo punto fa fare un sobbalzo a una signora che fino ad allora diceva “tanto è finto”!... buffo un signore che si avvicina solo alla fine ma per tutto il tempo ci segue sorridendo e partecipando con lo sguardo. Sono bastate poche parole e un palloncino rosa per far scendere anche una lacrima alla signora della coppia, la quale condividerà anche il perché di questa commozione e il suo apprezzamento per quello che facciamo, dicendo “magari ci foste stati allora…”…. Alla fine questa empatia sfocerà in una richiesta di foto collettive dove anche loro saranno “clownizzati”. Ci fermiamo con altre persone e in particolare con una giovane coppia in attesa del terzo figlio con i quali coinvolgiamo anche una delle addette alla prenotazione dei prelievi: anche gli addetti ci accettano con maggiore partecipazione e qualche sorriso, altri seguono divertiti.

Lasciamo un po’ di fiori colorati e ci dirigiamo verso dialisi: Giuseppe ci “usocapiona” immediatamente non appena vede la chitarra e la borsa delle magie: gli scappa un “stamani voglio fare sei ore di dialisi”!!! che nn è poca roba. Mettiamo alla prova Caramella con a grande richiesta la danza di zorba (Arancina ha aperto una strada ormai…) coinvolgendo un po’ tutta la stanza con uno stile “braccia mai ferme che vanno per conto loro” di cui non abbiamo memoria nelle versione originale. Caramella si stacca un po’ e si sofferma con Eleonora, cercando il coinvolgimento e l’attenzione adatti per ogni paziente. Nell’ultima stanza Anna è sofferente, ci saluta ma ci fa capire che non riesce a dialogare granché: il caldo probabilmente si faceva sentire con molti di loro. Nella stanza dopo non possiamo entrare in quanto c’era una situazione critica con una signora e allora provo a salutare Romano mentre Caramella si sofferma con una signora anziana che legge un romanzo di Guccini: trovo R. più confuso del solito, un torpore soprattutto all’inizio maggiore del solito dormiveglia. Non appena entriamo in contatto non può esimersi dalla richiesta “mi fai Fabrizio”?.... e poi parliamo del compleanno di Cateno, il suo cane inseparabile. mi colpisce l’attenzione e la partecipazione di una infermiera, che nel tempo trovo sempre più cambiata da questo punto di vista e non a caso la vedo rivolgere una attenzione e una cura  molto particolare verso R., il signore anziano con difficoltà anche respiratorie: lo accarezza, ci parla, lo stimola con dolcezza a una risposta. Dopo di me anche Caramella si sofferma con lui ma non è facile capire se possiamo essere un aiuto o solo un disturbo.

Un pit stop al bar per bere e colorarlo un po’ e ci dirigiamo verso Psichiatria: mi sembra la continuazione della “festa de sognatori svegli” di sabato. Con Caramella agganciamo alcune pazienti per stare assieme in terrazza e a loro volta loro convincono quelle più restie a venire. La quasi totalità del reparto si ritrova con noi con una bella partecipazione in pseudo balli di gruppo canzoni, giochi, chiacchere e qualche lettura: colpisce G. che nella metafora del Chicco di caffe vorrebbe essere l’uovo, per uscire col cuore indurito dalla sofferenza e, forse, questo è tutt’altro che insignificante. Caramella, G. ed E. si alternano nel guidare le danze, con A. sofferente che va e che viene. Mentre io continuo con loro, Caramella si stacca ogni tanto per seguire chi è più sofferente o necessita attenzioni diverse: questo è quello che dobbiamo fare in 2, questo è il motivo per cui siano in 2.

Li chiamano per il pranzo e anche se vorrebbero farci andar via subito, ci soffermiamo per una canzone a cui è bello vedere la partecipazione e la gioia di tutti. C., la signora che aveva detto che la musica moderna non le piaceva e quella del passato le suscitava emozione e commozione troppo forti, alla fine, dopo averla cantata tutta,  scoppia in un pianto: l’abbraccio, lei si toglie gli occhiali e si appoggia a me. L’infermiera sotto voce commenta: “Meno male che fa uscire qualcosa”…

Ci dispiace solo  ce non siamo stati in grado di capire e non ci avevano detto che un ragazzo che ere rimasto più isolato era in realtà  sordo: mi dirigo verso di lui per un saluto, un abbraccio, apprezza ed e è l’ora di andare.

Bello il turno con Caramella, brava e bella, ma non è un giudizio di parte

Pasticca

2 luglio 2016

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