Quando morirò



Quando morirò, se morirò, non mi infilate in una di quelle macchine lunghe, di lusso, tutte lucide: mi sentirei a disagio. Portatemi a spalla, su un carretto o con una macchina “normale” come ho sempre cercato di vivere e fare quello che desideravo, a volte anche fuori del coro, ma all'interno della normalità. D’altra parte accettare le regole, stare nelle regole per superarle è la scommessa di fondo del clown. Io sono stato solo un clown di buona volontà, niente di che, ma questo poco mi ha permesso di vivere grandi e vere emozioni, di strappare a volte qualche sorriso, qualche pensiero positivo e questo già non è poco.

Anche una bella Ford Escort "da ROM" italianizzato come diceva Federico andrebbe bene. Se proprio diventasse troppo complicato, vada per quelle tristi Mercedes con porta bara motorizzato, ma per favore perlomeno sporcatele almeno le gomme con un po’ di fango e fate qualche disegno sui vetri.

Non fate cose troppo appariscenti e alternative, nemmeno questo mi apparterrebbe.
In realtà qualunque cosa andrà bene, purché sia vera, sia sentita nel proprio cuore; non siate né eccessivi ne dimessi, siate veri, sia che  scendano le lacrime,  sia che non scendano. Abbiate rispetto per chi le lacrime le ha più grandi di voi e magari non riesce a farle scendere.

Cantate se potete, questo mi farà enormemente piacere e, se vi va, ballate, senza strafare, senza eccedere, ma cantate e accompagnate la danza di chi deciderà di seguire il ritmo. Un addio senza musica è davvero triste e già qui è un po’ freddo.

27 marzo 2017





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