18 giugno 2017 primo turno a oncoematologia del Meyer con lo sguardo di Filippo

Sarei portato a dire qualcosa di personale su questo primo incontro assieme a Ivana a oncoematologia, ma capisco che non è questo il luogo.  Certo posso dire che entrare in reparto con questo ruolo dopo le esperienze passate con tanti ragazzi non è passato inosservato al mio cuore.
La vicinanza di Anna e Antonio nell’accompagnarci in questa prima avventura è stato fondamentale e ha dato sicurezza e tranquillità.

Dopo alcuni primi incontri e  giochi con i palloncini nella sale di aspetto antistanti, va detto che l’inizio non è stato dei più facili in quanto, a nostra insaputa, oggi in reparto era previsto uno spettacolo organizzato da alcune associazioni, per cui i bambini erano presi da questa iniziativa. Ci siamo dedicati con Ivana a intrattenere un po’ di bambini nell’attesa e poi abbiamo dovuto lasciare il campo a questa iniziativa.

Come spesso succede, in una situazione che sembrava chiusa e che rendesse inutile la nostra presenza ecco arrivare Anna che ci presenta le necessità di affiancare una ragazza grande, abbastanza “arrabbiata” per una recidiva di leucemia proprio quando tutto sembrava andare bene e doveva partire per Londra. La sua rabbia si univa alla noia del dover  passare la domenica in ospedale che non poteva essere allietata da uno spettacolo per bambini. Ecco quindi che l’impatto è stato con il suo sguardo basso, anche mentre parlavamo noi o sua madre. Ma la porta non era completamente chiusa ed allora abbiamo cercato di condividere un po’ la sua storia e via via provare a farla arrabbiare ancora di più con qualche magia (sì perché le magie come ha detto la facevano sempre arrabbiare, fin dai tempi delle feste di compleanno da bambina). Queste arrabbiature ci permettevano però di portarla via del pensiero della malattia e dalla noia, almeno in parte e già questo era buona cosa. Poi le creazioni di Ivana con biglietti e segnalibri personalizzati hanno fatto il resto. Non era una situazione in cui potevamo “bluffare” molto perché è una ragazza molto matura, determinata e cosciente della situazione e credo sia stata già un grande cosa che ci abbia accettato e non mandato a quel paese.

Forse il momento in cui è stato possibile “veleggiare” un po’ più lontano è quando abbiamo saputo che amava la musica: da discoteca però!..... Argh!..... la mia chitarrina poco poteva in quel caso…. Ma appena ci ha detto che il padre suonava spesso a casa, con Ivana abbiamo provato alcuni classici cantautorali che funzionano sempre ed in effetti così è stato tant’è che sia la mamma che lei hanno cantato con noi, a volte con grande dolcezza.
Poi è arrivato un compagno di percorso ed allora siamo diventati spettatori in ascolto e di supporto per quegli ultimi minuti.

Uscendo qualche altro palloncino e qualche naso che suonava e ci siamo diretti verso la macchina attraversando quei lunghi corridoi contornati da vetrate che era come fare un percorso dentro di noi, sempre accompagnati da Filippo.

Un abbraccio.
Paolo e Ivana.

Commenti

Post popolari in questo blog

Torniamo Umani

"Minus est gravis Appia tardis"

La guerra, le manifestazioni, il seme....