Maschere cieche
Passeggiavo per le vie del centro quando vidi un uomo senza
naso; lì per lì, stupito, pensai ad una malformazione, a un incidente, ma ...
rimasi ancor più interdetto quando notai che non aveva neppure le fessure delle
narici! Confesso che mi veniva anche da ridere e mentre gli passavo accanto e
trattenni uno starnuto nel timore di poterlo offendere!
Il fatto non mi colpì più di tanto e non mi sarebbe
certamente tornato in mente, se di lì a qualche giorno non avessi incontrato un
ragazzo ed una ragazza senza naso e senza orecchie! “Ma che scherzi sono questi”!
- pensai quasi indispettito - “deve esserci certamente una spiegazione, magari
qualche trucco per un nuovo lancio pubblicitario!... Mah?!...”. La cosa che più
mi stupì fu che questi due ragazzi parlavano fra di loro,... sembravano
parlare... e lei teneva fra le dita un piccolo boccio di rosa che di tanto in
tanto avvicinava al viso come per annusarlo! Forse si capivano dal movimento
delle labbra!?... o sapevano e intuivano quello che l'altro gli stava dicendo?...
Questa volta, sotto choc per quello che avevo visto, rimasi
immobile accanto ad un semaforo quando si avvicinò un signore distinto, con gli
occhiali scuri, che mi chiese un'indicazione: ma proprio mentre stavo per
spiegargli la strada, questi prese un fazzoletto e, sempre seguendo ciò che
stavo dicendo, si tolse gli occhiali come per pulirli e... no!... non era
possibile: non aveva gli occhi, neppure l’infossatura o un minimo segno!
Mi voltai di scatto e, senza dire niente, salii sul primo autobus
che incontrai stracolmo come sempre di persone. Fu allora che l'incubo
raggiunse il suo culmine: facce totalmente piatte, senza bocca, senza occhi, orecchie...
volti senza nessuna espressione, quasi fossero dei manichini o silhouette di De
Chirico. Ognuno teneva in mano un giornale, sfogliava nervosamente un
libro, ascoltava la radio, un walkman...
D'improvviso sentii girare la testa e per qualche istante
suppongo di esser caduto svenuto. Quando tornai in me, vidi che nessuno mi
aveva aiutato perché in realtà nessuno mi aveva notato: benché queste “teste d'uovo”
riuscissero a comunicare fra di loro non erano riusciti ad accorgersi del mio
problema.
Allora capii che, se provavo ad imitarli, a compiere i gesti
che normalmente si fanno su un tram, anch’io ero visto e sentito, ma se provavo
a dissimulare un problema o un dolore, o ad improvvisare qualcosa di nuovo, nessuno
riusciva a notarmi e tornavo per loro invisibile.
Scesi allora dal bus della normalità protendendo la mia mano
verso il vuoto della città.
novembre 1981
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