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La sedia di Vittorio

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La sedia di Vittorio Vorrei parlarti, vorrei entrare di nuovo da quella serratura e sentirmi accolto come dal primo momento, io, accatastatore di parole, piacevolmente perso nell’abbraccio delle tue idee, del tuo affetto, della tua intelligenza. Poche volte, come con te, ho sentito superato il muro della differenza, la conta del denaro, il tempo della reciproca conoscenza. Poche volte, come con te, ho potuto condividere la centralità del pensiero, della fantasia, della volontà del fare: dopo un solo minuto mi sono sentito e ritrovato amico di vecchia data. Tutta Firenze dovrebbe essere a lutto, il mondo dovrebbe fermarsi dal correre a vuoto per conoscerti anche solo attraverso il nostro vivo ricordo. Ma noi, amico mio, possiamo solo proteggere e condividere questa lacrima sul sorriso di chi è  consapevole del dono di averti incontrato, del privilegio  di aver condiviso il tuo abbraccio, il tuo vivido pensare

Il disequilibrio del sorriso.....

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Molta della nostra felicità, della pienezza della nostra vita, della nostra crescita, è conseguenza di un " disequilibrio " e quindi di una possibile caduta.   Impariamo a camminare perché accettiamo per un piccolo istante di perdere l'equilibrio, altrimenti non avanzeremo mai nel nostro primo passo, ci lasceremo andare al nostro consolante "andare a gattoni": ogni passo è fatto da un omento di equilibrio seguito da un instante di disequilibrio. Questa che sembra essere una esperienza della nostra infanzia è in realtà una caratteristica che ci accompagna per tutta la vita. Accettare di incontrare il dolore, una sofferenza, la malattia, una perdita... sono momenti in cui impariamo nuovi modi di camminare e riceviamo in cambio molto di più di quello che siamo costretti a dare per affrontare quel difficile passaggio. Per poter imparare a camminare dobbiamo essere disposti per un momento ad accettare un momento di mancanza, di pericolo, ad affrontare la paura

Il diario ZEN della Bicicletta di Pasticca (1)

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Trovo molto interessante il rapporto fra l'andare in bici e la vita. Andare in bicicletta per me (preferibilmente nei boschi in MTB, ma anche sulla strada) è anzitutto un modo per scaricare le tossine fisiche, psicologiche ed emotive. Questa è la motivazione più banale ma pur sempre profondamente vera. E' necessario un minimo di allenamento per fare delle escursioni interessanti, ma il risultato è sicuro! Come in tutti gli sport, anche se ci proponiamo per un livello ciclo-turistico, il rapporto con la preparazione fisica e l'allenamento sono dei buoni maestri. Per me poi che "non stacco mai la testa" dai pensieri, la fatica, la bellezza dei posti dei panorami, la scoperta di luoghi che non avevamo mai visto, gli odori del bosco, gli incontri con altri bikers, la buona abitudine a salutare chiunque si incontri (come nelle camminate a piedi in montagna, al contrario di quanto succede in ascensore con il tuo vicino di casa...) e tutto il resto sono uno dei po

Il dolore, il sorriso e la Città dell’Utopia

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A prima vista qualcuno si chiederà cosa c’entri uno spettacolo in un borgo abbandonato della Basilicata, (Campomaggiore vecchio) le storie dei bambini e dei ragazzi (e anche meno giovani) che affrontano il lungo e impegnativo percorso onco-ematologico. Non è facile riportare le sensazioni, le riflessioni e le emozioni che mi sono passate dentro quando l’ho visto e, mentre ascoltavo la storia affascinante che veniva raccontata, mi scorrevano nella mente il percorso fatto all’ospedale con mio figlio, i ragazzi incontrati in questi anni, quelli che ho visto “rinascere” e quelli che non ci sono più. E' qualcosa di splendidamente magico e bello, oltre che doloroso, dove “ogni pietra racconta una storia ma quella pietra ne racconta una speciale... la storia di un sogno... un'utopia... la città dell'utopia”. Chi ne ha la possibilità vada a vederlo anche se è lontano: la metafora del sogno per superare il dolore e costruire qualcosa di nuovo non è poi così distante da quella del s

Pensieri e Parole Short Messages

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"POESIE" TRACCIATE SU UN PENTAGRAMMA DI IMMAGINI E DI EMOZIONI "A Francesco e Federico, i grandi doni che questa vita mi ha dato...". Ai due figli è dedicato il diario poetico "a più voci" dello zibaldone Pensieri e parole di Paolo Mazzinghi, in controcanto con le parole e le emozioni scritte anche sull'onda delle recenti vicende vissute proprio dal figlio Federico. "Pensieri e parole" sempre e costantemente accompagnate dalle note amiche di "Lei", la Musa che con tanta intensità e fedeltà ha seguito un percorso familiare a volte felice a volte molto difficile: ma questo è il sentiero della vita, che sempre e comunque vale la pena di essere vissuta. E in questa piacevole serata in giardino tra amici, tutti potranno rivivere l'emozione che ti prende quando le parole sono affiancate dalla musica. Perché, come dice Nietzsche, "la vita senza musica