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Le pievi chiuse

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Da qualche anno ho la fortuna (ed anche la buona volontà) di fare giri in bicicletta ed a piedi e fra le cose che incontro e mi sorprendono (in negativo) è trovare sempre di più le chiese e le pievi chiuse, aperte al massimo per il rito della messa. Detto che capisco il problema della sicurezza e del vandalismo credo sia molto negativo ed un pessimo segno. La chiesa è (o dovrebbe essere) di per se luogo di incontro, di Comunione, di preghiera, di meditazione... se è chiusa che senso ha? Questo in realtà vale per molti altri luoghi, i circoli, i posti di lavoro, i giardini, gli spazi sportivi... dovrebbero essere luoghi di incontro, accoglienza, di socialità, di confronto... e invece le difficoltà economiche, amministrative-burocratiche, organizzative, la crisi del volontariato vero, mettono sempre più in crisi questi luoghi. Dipende "dal sistema", ma dipende in gran parte da ognuno di noi, dalle scelte di chiusura e individualismo che negli ultimi decenni si sono accentuate f

Cassia Vetus con gli Amici della bicicletta di Siena

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Ciclo escursione dal 31 maggio al 4 giugno organizzata da FIAB Siena Amici della Bicicletta. Un viaggio in bicicletta con bagagli al seguito da Roma/Formello a Firenze lungo il tracciato della consolare Cassia Vetus. sono state toccate le città di Sutri, Viterbo, Bolsena, Orvieto, Chiusi, Arezzo e Fiesole per arrivare infine a Firenze dove la consolare terminava, prima della realizzazione dell’ultimo tratto fino alla colonia romana di Luni (fine del II secolo a Ciclo escursione.). Sono stati attraversati i territori dell’Etruria interna, le valli del Tevere, del Clanis e dell’Arno percorrendo i tratti unici di basolato e visitando siti archeologici e oasi naturalistiche. Prima tappa Seconda tappa Terza tappa Quarta tappa Quinta tappa

Mi basta la mano....

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 Abbiamo tutto, ci avanza, lo sprechiamo e inquiniamo. Vogliamo avere sempre di più invece di essere qualcosa, consumiamo tutto il nostro tempo per un lavoro che ci permetta di guadagnare quanto necessario per garantirci tutto questo comprese le vacanze sulle spiagge dove poi lamentarci della confusione, oppure invochiamo spazi nella natura dove poi non sappiamo restare in silenzio con noi stessi: non sappiamo più sorridere, siamo sempre scontenti, aggressivi, viviamo la vita reale come la finzione e le schermaglie dei social. Ci fa paura il diverso, il disagio, "tanto poi mi imbrogliano e così mi inguaio per nulla". Preferiamo restare nelle nostre stanze quotidiane, nelle nostre "monadi" che non comunicano fra loro, nella realtà virtuale dei reel, emoticons, dove possiamo travestirci da belli, bravi e impegnati, invece di sporcarci le mani con il mondo reale e cercare di cambiare in primis il nostro. Poi andiamo dove le persone e i bambini non hanno nulla, manca

La reciprocità che include anche noi

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  Ogni volta che mi accingo a partecipare ad un evento, ad una iniziativa o un progetto come questo, mi domando perché, se sarò all'altezza, se avrò le capacità e le energie per fare cose utili e positive; qualche volta se vale la pena alzarsi, stare fuori tutto il giorno, rinunciare ad altro.   Il timore di non sentirsi all'altezza è anche un modo per "entrare col piede giusto" nelle situazioni, senza la velleità di spaccare il mondo di avere chissà quale formula magica e benefica garantita, ma resta il fatto che la partenza è sempre circondata da nebbie.   Tutti i dubbi spariscono quando inizi a interagire con questi bambini, i ragazzi, le loro famiglie. Le situazioni difficili vengono sovrastate dai sorrisi, gli abbracci, la scoperta di una abilità che attraverso il gioco, la musica e l'empatia che si sviluppa.   Non è retorica dire che riceviamo molto più di quello che diamo: veniamo ripagati in abbracci e sorrisi e non manca mai la consapevolezza che un

Fotografie

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Aprendo un album con dentro tante foto vidi le figure muoversi un poco; “Ma che stai a guardare - cominciarono a dire - datti da fare e vienici ad aprire!” Chi parlava così era un ometto sperduto che neanche ricordavo di aver conosciuto, era lì in un parco di prima mattina che cercava di alzarsi da una panchina. Tutte le altre foto da lui contagiate diventarono subito altrettanto agitate: “siamo stanche di starti ferme davanti, vogliamo far qualcosa perché il mondo vada avanti!” Lì sul momento restai un po’ allibito non potendo credere a quel che avevo udito, allora gli ometti, che nell’album stavan soli, uscirono tutti insieme intonando grandi cori. Si diressero subito verso il giornale cambiando quei titoli che suonavano male: “E’ stato deciso per chi muore di fame che mangi ogni giorno come noi a Natale!” “E’ abolita la guerra, l’odio e l’avarizia, d’ora in poi solo amore, sincerità e giustizia!” D’un tratto mi svegliai al suono di questa rima e tutte le foto eran tornate come prima

La magia di un abbraccio

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Quanti significati sono celati dietro un abbraccio? Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona? Un abbraccio è esprimere la propria esistenza a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada, nella gioia e nel dolore. Esistono molti tipi di abbracci, ma i più veri ed i più profondi sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti. A volte un abbraccio, quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno, fissa quell’istante magico nell’eterno. Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso, fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa o si ha paura di sapere. Ma il più delle volte un abbraccio è staccare un pezzettino di sé per donarlo all’altro affinché possa continuare il proprio cammino meno solo. Pablo Neruda

Le punte degli alberi

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  Le punte degli alberi   “Ecco, metti il piede appoggiato al pedale destro, tieni forte il manubrio con tutte e due le mani e, quando ti senti pronto, spingi col piede, solleva il sinistro appoggiandolo al pedale e via”! “Ma babbo! E se cado? Se perdo l’equilibrio”? “Lo so, all’inizio è sempre così, quando facciamo o impariamo qualcosa di nuovo abbiamo paura di lasciare le nostre sicurezze, in questo caso i piedi per terra e le rotelline dietro! Imparerai che è necessario perdere per un momento le nostre certezze, l’equilibrio, per fare cose nuove, così come quando abbiamo iniziato a camminare abbiamo imparato che per fare un passo avanti bisogna alzare un piede e per un attimo perdere l’equilibrio per camminare! E come lo hai fatto inconsciamente, quando hai imparato a fare i primi passi, lo stesso sarà per la bicicletta. Sai, uscire dalle situazioni comode, da quelle che ora va di moda chiamare ‘confort zone’, ti permetterà di scoprire nuove strade, nuovi modi per affrontare l

Contadini, poeti, clown, .....

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Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza. Franco Arminio, da “Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra”

La finestra del tuo sorriso

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Come è difficile raggiungerti ormai: ogni volta che provo ad arrivare a te devo arrampicarmi sulle mura di questa fortezza inespugnabile e sempre più ostica. E raggiungendo quella tua piccola finestra sul mondo riesco, attraverso le inferriate del male, a sfiorare le tue mani sciogliendo, a volte, un sorriso o uno sguardo complice alla tua immagine. Domani tornerò per cercare di portarti ancora qualche sorso di vita da questa anfora dove ho raccolto i calici del tuo affetto: aspettami. 5 gennaio 1998

L’abbraccio “diverso”…

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Come non capire la fatica, lo sconforto, le paure, a volte il senso di abbandono da chi dovrebbe darci una mano... ma chi ha conosciuto la "diversità", soprattutto se legata a situazioni di handicap, malattie croniche, tutte le diversità... inizia a vedere le cose con occhi diversi, inizia a vedere la vita, le persone, da un altro punto di vista e scopre cose che la maggior parte di noi non riesce a conoscere e vedere. A quel punto anche il concetto di "normalità" cambia, sparisce il giudizio, si dissolvono i preconcetti e, in mezzo alla fatica che a volte ti taglia le gambe, si scopre che quel bambino, quella persona "NON NORMALE", ha e dà cose che "I NORMALI" non hanno e non sanno darti o hanno perso. Quante volte i “normali”, i “normodotati” si incontrano e non si salutano, rifiutano un abbraccio, non sanno guardarti negli occhi, hanno lo sguardo vuoto: chi non ha provato la sindrome da pulsanti dell’ascensore (fondamentale da tenere sotto con